Se non arrivi da uno dei pianeti del sistema solare che non sia la Terra, avrai sicuramente sentito parlare di proibizionismo Cannabis e CBD. Per decenni ci è stato raccontato, facendo uso di una narrazione piuttosto grottesca, che la Cannabis è una subdola forma di male. La sciagurata campagna mediatica asservita alla politica più conservatrice l’ha resa un perfetto capro espiatorio dei mali della società. A tal proposito negli anni 30 in America viene portata avanti forse la più strampalata lotta alla cannabis della storia; protagonista Harry Anslinger, ispettore del Bureau of Prohibition, che all’indomani della rimozione del diciottesimo emendamento che sanciva la fine del Proibizionismo dovette cercare un nuovo nemico per rimanere ancorato alla poltrona. Il nemico aveva un nome: Cannabis. Vecchia storia, vero? Per fortuna a fare da contraltare ci ha pensato la ricerca scientifica. Il CBD viene infatti isolato per la prima volta da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Chimica dell’Università dell’Illinois nel 1940. Il CBD, per l’appunto, è una molecola presente nella pianta di cannabis, che non genera effetti psicoattivi ma possiede grandi e sempre più evidenti capacità mediche.
Puoi approfondire leggendo il nostro articolo sul CBD.
Nei primi anni Ottanta, ad esempio, il dottor Mechoulam e la sua equipe, conducono la prima ricerca sull’effetto della cannabis nella cura dell’epilessia refrattaria, dimostrando come il CBD fosse efficace nel trattamento di alcune forme resistenti a tutti i farmaci in commercio. Dalla Cannabis può arrivare anche un aiuto per trattare l’Alzheimer e il Parkinson. Il CBD si è infatti rivelato efficace nel contrastare il dolore cronico e neuropatico in differenti patologie. Un’equipe di ricercatori dell’Università di Medicina di San Paolo ha scoperto che il CBD può “ridurre o bloccare i sintomi del disturbo ossessivo compulsivo”. Il match mondiale del secolo pare però essere quello contro ansia e stress. Anche in questo caso la nostra benamata molecola svolge un ruolo salvifico alleviando i disturbi del sonno, il dolore, la debolezza, la nausea e la mancanza di appetito.
Come se non bastasse, i ricercatori della Washington State University, analizzando i dati di quasi dodicimila assunzioni di cannabis tra i pazienti, hanno dimostrato come questa abbia concorso a ridurre del 50% le forme di depressione e del 58% ansia e stress. Questi sono dati scientifici, non parole che il vento dell’ignoranza porta via. Quale miglior alleato naturale, dunque? Inoltre, terapie a base di cannabis sono in fase di sperimentazione per quanto riguarda la cura della dipendenza da nicotina, da oppiacei e per ridurre i danni cerebrali provocati dall’alcolismo. Avete capito bene, combatte le dipendenze: Lei cura.
Prendere coscienza e contribuire alla demistificazione della cannabis è innanzitutto un dovere morale, così come lo è riportare il dibattito su livelli più oggettivi di narrazione.
Un vecchio proverbio cinese recita: il miglior momento per piantare un albero era 20 anni fa, oppure oggi.
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